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Quando, più di un ventennio fa, il Comitato di Torino dell’Istituto per la storia del Risorgimento italiano mi ha invitato a proporre un argomento per collaborare alla ‘miscellanea’ su “Il Piemonte alle soglie del 1848” ho scelto di esaminare brevemente La magistratura e i codici, con la prospettiva di valutare quanto l’introduzione dei codici sabaudi avesse inciso sulla posizione della magistratura1. In effetti sin dagli anni iniziali dei miei studi mi è sembrato che la storia del diritto dovesse considerare fra i punti centrali dei propri interessi l’applicazione concreta della disciplina giuridica e quindi avesse fra i primi suoi obiettivi l’applicazione delle norme entro la società, quindi in specie da parte del giudice2. Si trattava di un’idea personale, solo marginalmente in linea con la tendenza della storia giuridica, tesa ai suoi inizi a studiare soprattutto la legislazione (fra Ottocento e primo Novecento) e portata poi alla scienza giuridica ed alle opinioni e costruzioni dottrinarie dei giuristi (in specie nel Novecento). Anch’io posso essermi adeguato a questi filoni3 ma ho nel complesso sempre preferito occuparmi di quello che ha preso oggi perlopiù la dizione generale di “diritto vivente”, alla cui ricostruzione tende ad ispirarsi più in particolare il programma editoriale della nuova rivista «Iurisdictio»….Continua a leggere