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1. Il divieto di discriminazione al centro degli interventi della UE
Dopo oltre cinque anni ed un articolato contenzioso multilivello che ha dato luogo ad un conflitto tra legislazione nazionale e direttive comunitarie, nel quale si sono sovrapposte competenze del giudice interno, della Corte di Giustizia Europea, della Corte di Cassazione, con la sentenza n. 67/2022 la Corte Costituzionale è venuta a mettere la parola fine ad una delicata vicenda giudiziaria i cui risvolti sociali, ma soprattutto politici, appaiono di notevole interesse. La Consulta si è pronunciata sulla questione di legittimità costituzionale sollevata dalla Corte di Cassazione rispetto all’attribuzione dell’assegno per il nucleo familiare per lo straniero lungo-soggiornante sul territorio italiano, anche laddove i familiari di questi risiedano in un paese terzo. La mancata attribuzione di tale beneficio avrebbe finito per incidere gravemente sulla parità di trattamento e violato il principio di eguaglianza. La sentenza offre l’occasione per tentare di ripercorrere le tappe dell’evoluzione del concetto e della più recente disciplina in tema di discriminazione, oltre che porre in evidenza la genesi e lo sviluppo evolutivo di un principio cardine dell’ordinamento: la parità di trattamento tra cittadini italiani europei ed extra-Ue con riferimento all’assistenza sociale. È il caso di ribadire come per discriminazione debba intendersi quell’atteggiamento tenuto nei confronti di un individuo, ovvero di un’intera classe di individui, considerati diversi per la loro appartenenza ad una classe o categoria, destinata, senza alcuna ragione oggettiva, all’esclusione sociale1. ……Continua a leggere